La lunga marcia dei cristiani Lgbt verso la visibilità

Sono passati quasi 40 anni dalla comparsa anche in Italia dei primi gruppi di omosessuali cristiani. Tutto iniziò a Pinerolo, con la visione profetica di Ferruccio Castellano che cercò di intercettare il bisogno, espresso o inespresso, di tanti credenti, sparsi in tutta Italia, di trovare una chiave per conciliare il proprio orientamento sessuale con la fede, entrambi componenti profondamente identitarie e irrinunciabili.

I gruppi inizialmente si posizionarono su una dimensione privata, di auto-aiuto: incontri in case, studentati, momenti di preghiera e racconto di sé. Solo molti anni dopo, in particolare a ridosso del World Pride 2000 di Roma, alcuni dei gruppi riuscirono a maturare le condizioni per un timido percorso di visibilità. Cominciarono le prime interviste, le prime conferenze, le prime pubblicazioni.

Molti gruppi ancora oggi sono legati alla dimensione privata, condizionata spesso dall’eventuale età media dei partecipanti che, se elevata, riflette il disagio collegato all’essere visibili di chi ha vissuto la propria omosessualità in anni in cui l’unica strada possibile percepita era il nascondimento.

Altri gruppi, Il Guado di Milano, Nuova Proposta di Roma, come anche i più giovani Ponti Sospesi di Napoli e Ali d’Aquila di Palermo, trovarono più congeniale iniziare un cammino organizzato per uscire dalla dimensione catacombale e, finalmente, contribuire al cambiamento in prima persona.

Iniziarono anche i primi cammini strutturati, come quello proposto da don Pezzini, inizialmente con Il Gruppo lombardo “La Fonte”, poi allargato ad altre realtà territoriali; le prime tiepide accoglienze, a volte condizionate dalla richiesta di invisibilità, da parte di alcune diocesi.

I tentativi di unire con una maglia unica questa rete frammentata di gruppi fallirono per la difficoltà di trovare una sintesi e anche, forse, per la modesta voglia di uscire dalla comfort zone della dimensione locale.

Nel 2010, su idea dei webmaster di gionata.org, il principale portale italiano su fede e omosessualità, si organizzò il primo Forum Italiano dei Cristiani LGBT, un occasione per singoli e rappresentanti di gruppi di fare rete, incontrarsi, scambiarsi punti di vista e, perché no, fare squadra.

L’occasione creò le basi per l’emergere dell’interrogativo, da parte di alcuni, sul perché non si riuscisse, come per altre realtà associative LGBTI o anche cattoliche, a capitalizzare le energie e le potenzialità dei cristiani LGBTI facendole uscire dalla ristretta localizzazione.

Iniziò allora il cammino che oggi ha portato alla nascita di Cammini di Speranza, la prima associazione nazionale dei Cristiani LGBTI.

Ci vollero però 5 anni di riflessione e lavoro in gruppo per arrivare a una sintesi convincente. E ci volle anche una robusta iniezione di fiducia da parte di terzi. Faccio in particolare riferimento a due aspetti: l’inizio delle relazioni con gli altri gruppi europei di cristiani LGBTI, riuniti nell’associazione European Forum of LGBT Christian Groups, e il contatto con alcuni teologi e pastori dalle vedute profetiche che hanno cominciato a sollecitare le persone LGBTI a mettersi in gioco, partecipando in prima persona, rendendo disponibili le proprie storie, i propri desideri e speranze, per consentire alla comunità più ampia di elaborare una propria riflessione a partire dalla verità delle vite e delle esperienze delle persone.

Un tassello decisivo è stato l’avvio del percorso sinodale sulla famiglia.

Per la prima volta il Comitato del Forum Italiano Cristiani LGBT decise di scrivere un documento contenente la propria visione sul tema dell’accoglienza delle persone omosessuali e transessuali. Il documento fu inviato ai padri sinodali, in coincidenza con l’organizzazione, alla vigilia del sinodo straordinario sulla famiglia, della prima conferenza “”Le vie dell’amore” (una esposizione di punti di vista teologico/pastorali inclusivi), organizzata a Roma da un insieme di gruppi di cattolici LGBTI provenienti da tutto il mondo.

Ora, con la fondazione di Cammini di Speranza, avvenuta ad ottobre 2015, siamo giunti ad una nuova tappa del percorso che siamo fiduciosi sarà più matura, concreta, ricca di elaborazione di contenuti e pensiero con l’obiettivo di abbattere i muri che ancora esistono tra comunità di credenti e persone e famiglie omosessuali.

L’obiettivo di Cammini, infatti, non è di sostituire il percorso di accoglienza e auto-aiuto dei gruppi locali. Il suo posizionamento è piuttosto di una struttura ombrello che possa rappresentare una sintesi del pensiero e delle aspettative delle persone LGBTI cristiane italiane.

Cammini è immediatamente divenuta socio dello European Forum of LGBT Christian Groups, ed è membro fondatore del Global Network of Rainbow Catholics, la rete mondiale dei gruppi cattolici arcobaleno.

Al momento il percorso associativo è rivolto a singoli, anche se in futuro sarà possibile, per i gruppi locali che ne abbiano il desiderio, di divenire “poli territoriali” della realtà nazionale.

Le piste di lavoro che Cammini sta percorrendo sono:

– dare voce ai cristiani LGBT italiani;

– proporsi come punto di riferimento per il dialogo con Chiese italiane a livello nazionale sulle questioni LGBT e per il percorso di conoscenza e informazione sulle tematiche legate all’accoglienza delle persone omosessuali e transessuali;

– coltivare i rapporti internazionali e dare una rappresentanza italiana stabile al Forum europeo dei gruppi di cristiani LGBT e alla Rete mondiale dei cattolici arcobaleno;

– monitorare la campagna “anti gender”, con il compito di contribuire a smascherare le falsità sulla cosiddetta “ideologia del gender”.

Tutto questo avviene in un momento di estrema fluidità del dibattito interno alla Chiesa cattolica.

Il percorso sinodale ha evidenziato nettamente l’esistenza di due posizioni: una, diciamo, riformista, portata avanti dal papa seguito da diverse diocesi; e una conservatrice che vorrebbe mantenere lo status quo, specialmente sulle questioni morali.

Papa Francesco ha iniziato una rivoluzione a carattere semantico, è stato il primo papa a pronunciare la parola “gay” e a chiamare le cose con il giusto nome.

Con il Sinodo straordinario della Famiglia del 2014 ha cercato di creare lo spazio per l’elaborazione di un cambiamento. Purtroppo i risultati del percorso sinodale sono stati insoddisfacenti perché è apparso chiaro il veto posto da alcune diocesi (africane, esteuropee, ecc.) su un cambiamento dottrinale.

Papa Francesco credo stia, ora, procedendo verso la proposta di focalizzare gli interventi sulla persona, lasciando la “dottrina” sullo sfondo. In poche parole: non ci sono i numeri per cambiare la dottrina, e quindi cerchiamo di riportare la persona, accogliendola nell’interezza del suo percorso esistenziale e senza giudizio, al centro del dibattito. In questo modo vorrebbe favorire il confronto e l’incontro tra persone LGBTI e comunità cattoliche per poi, quindi, far maturare le basi per un eventuale cambiamento anche nella dottrina.

Cammini di Speranza è pienamente dentro questo percorso di cambiamento che ci sentiamo di sostenere.

La nostra attività per ora più visibile è la campagna #chiesaascoltaci, partita alla vigilia del Family Day, una campagna di storie, di vite vere per una chiesa casa per tutti! Garantire armonia, dignità ed eguaglianza nella Chiesa cattolica e nella società.

#chiesaascoltaci è una campagna di storytelling che ha presentato, a cadenza settimanale per tutto l’anno del Giubileo della Misericordia, un appello o una storia lanciati, di volta in volta, da una persona LGBTI cattolica, ma anche da loro genitori, parenti, amici, rivolti alla Chiesa intera, perché diventi finalmente casa per tutti, capace di inclusione e accoglienza.

Ogni capitolo della campagna include un ritratto di Simone Cerio, un famoso fotografo italiano che ha offerto il suo talento per dare una vesta visiva alle storie/appelli scritti.

#chiesaascoltaci sta suscitando reazioni contrastanti ma comunque interessanti: dagli strali lanciati dai fondamentalisti cattolici (che vedono come una minaccia la visibilità dei gay credenti) e paradossalmente da quelli di direzione contraria, ma ugualmente potenti, di un certo attivismo LGBT che non riesce ad accettare che si possa essere omosessuali e cristiani.

Il 2017 sarà l’anno della partenza reale di Cammini di Speranza. Molti progetti in pentola: continuare l’attività di comunicazione, promuovere studi e ricerca teologica, pastorale, elaborare pensiero da trasformare in proposte per l’intera comunità del popolo di Dio, mettere in piedi un osservatorio che fornisca al mondo cattolico un’informazione corretta su orientamento sessuale e identità di genere.

Il nostro messaggio ai cristiani LGBTI italiani è di non smettere di sperare, lavorare e vivere all’interno della Chiesa, senza attendere da nessuno il permesso. La Chiesa non è un club di cui si richiede la tessera sottoscrivendone le condizioni. È un popolo che cammina insieme, inciampando, rialzandosi, costruendo, confrontandosi.

Solo con la relazione tra persone, idee e background differenti si può generare il cambiamento.


L’autore di questo articolo è Andrea Rubera, portavoce di “Cammini di speranza”; già presidente del gruppo romano di credenti Lgbt, Nuova Proposta.


Da questo link è possibile scaricare l’intero numero in formato pdf


* Immagine tratta dal sito di Cammini di Speranza